Ansia generalizzata: sintomi e cura

Il disturbo d’ansia generalizzato, detto anche DAG o GAD (secondo la formula inglese) è una forma clinica dei disturbi d’ansia. È un problema che interessa prevalentemente le donne (1,5:1) ed è stato stimata una prevalenza nel 3-5% della popolazione. Molto spesso sottovalutato, non solo dai pazienti ma anche dai medici, può in casi estremi anche comportare un aumento del rischio di suicidio. Il disturbo – tendenzialmente cronico e di lunga durata – può facilmente essere accompagnato da depressione e portare ad un abuso di alcol, caffeina, stimolanti ed altre sostanze; di solito si presenta in età precoce, tanto che il paziente riferisce di essere ansioso “da sempre”. I bambini con Disturbo d’Ansia Generalizzato tendono a preoccuparsi troppo delle proprie prestazioni e, nel corso del disturbo, il nucleo della preoccupazione può spostarsi da un oggetto ad un altro.

Per diagnosticare un Disturbo d’Ansia Generalizzato la presenza di preoccupazioni eccessive inerenti la maggior parte delle comuni attività del soggetto deve occupare la maggior parte del tempo e la persona non è capace di controllare tale attesa apprensiva. Per la diagnosi sono inoltre necessari almeno tre dei seguenti sintomi:

  • Irrequietezza o sentirsi “con i nervi a fior di pelle”
  • Affaticabilità
  • Irritabilità
  • Difficoltà di concentrazione o vuoti di memoria
  • Tensione muscolare
  • Sonno irrequieto, insoddisfacente o difficoltà ad addormentarsi.

La persona con Disturbo d’Ansia Generalizzato sperimenta un costante stato d’ansia, spesso concernente piccole cose e caratterizzato da attesa apprensiva con anticipazione pessimistica di eventi negativi o catastrofici di ogni genere e natura. I sintomi caratteristici sono quelli degli stati d’allarme, contraddistinti da una condizione psichica di generale attesa apprensiva, e da numerosi segni e sintomi fisici di attivazione vegetativa (hyperarousal): si possono presentare emicrania, palpitazioni, vertigini ed insonnia, difficoltà a concentrarsi, tensione muscolare, irrequietezza. Oltre a questi sintomi, prettamente “fisici” se ne possono accompagnare di cognitivi quali ad esempio la sensazione di testa vuota, derealizzazione e depersonalizzazione. Possono esservi associati disturbi del sonno (insonnia), come interruzioni o risvegli precoci o a volte con risvegli a metà della notte che li lasciano in uno stato di tensione impedendo spesso il riaddormenta mento. I soggetti con questo disturbo sono spesso irritabili, irascibili, incapaci di rilassarsi e persino di mantenere la concentrazione e spesso sono descritti come persone irrequiete, distratte e impazienti. Frequentemente si presenta un rimuginio sull’eventualità di disgrazie incombenti per sé ed altri.

Tra i trattamenti farmacologici più diffusi per il disturbo d’ansia generalizzato si trovano sicuramente quelli a base di ansiolitici. La farmacoterapia si è avvalsa per molti anni delle benzodiazepine; per quanto farmaci sicuri e con pochi effetti collaterali, il loro limite è rappresentato dall’insorgenza di tolleranza e dipendenza nell’uso a lungo termine, mentre il buspirone è sicuramente un composto più recente e di pari efficacia. Tra gli antidepressivi con buona azione ansiolitica vengono utilizzati anche la Sertralina e la Paroxetina.

Le psicoterapie ad indirizzo cognitivo comportamentale (tra le più efficaci e caldamente raccomandabili) affrontano l’ansia generalizzata in modi diversi. Si possono affrontare in modo separato le varie situazioni in cui l’ansia si presenta tramite tecniche comportamentali e di ristrutturazione cognitiva. Alcuni utilizzano tecniche di rilassamento per interrompere il processo di auto alimentazione dell’ansia e abbassare lo stato di tensione generale. Infine, si possono scegliere interventi mirati al potenziamento delle capacità assertive.

Scritto da Chiara Francesca Girombelli, Psicologa – Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale a Bologna